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Foto: Sandro Bassi © 2002 | ||||||||
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Eventyr Records | ||||||||
Tempano - The agony and the ecstasy (2002) | ||||||||
I Tempano sono un gruppo venezuelano attivo fin dalla fine degli anni 70. Al 1979 risale infatti "Atabal yemal", disco d'esordio che rappresenta un classico del progressive dell'america latina. Dopo quel disco i Tempano hanno continuato a suonare spostandosi verso lidi pop ed arrivando anche ad un certo successo di pubblico (nel loro paese ovviamente...). Recentemente il gruppo è voluto tornare, probabilmente più per passione che per altro, alle sue antiche radici progressive e, dopo aver ristampato il lavoro d'esordio, ha sfornato un ottimo "come back album", quel "Childhood's end - El fin de la infancia" pubblicato nel 1999. A tre anni di distanza il gruppo torna a farsi vivo con un concept album dedicato alla vita e alle opere di Michelangelo Buonarroti ed appropriatamente intitolato come il romanzo-biografia dedicato al sommo maestro e scritto da Irving Stone: "Il tormento e l'estasi" (curioso come il disco segua non di molto il bellissimo concept album su Leonardo da Vinci scritto da Trent Gardner). Il cd si presenta con una grafica curatissima ed estremamente accattivante (quasi sarebbe da acquistare il cd solo per il booklet...) e consta di 15 tracce con titoli "a tema" quali "Pietà", "La porta di Santo Spirito", "Giudizio universale" e via scorrendo. Per quanto riguarda l'aspetto musicale va detto che i Tempano non si discostano di molto dallo stile proposto nei precedenti album che partivano dal prog sinfonico per sconfinare fin nel jazz rock (con certe parti che arrivavano a ricordare addirittura alcune cose del Pat Metheny Group). La stessa varietà di stile e di idee musicali si riscontra in questo "The agony and the ecstasy", album sicuramente di non facile assimilazione che richiede una certa concentrazione per seguirne il filo e le sempre cangianti tematiche che arrivano a comprendere, oltre agli elementi succitati, anche parti poppeggianti così come parti che sembrano uscite dallo spartito di qualche compositore di musica dodecafonica (in parole povere decisamente "schizzate"...). Insomma, l'avrete capito, l'album risulta un tantino ostico ma è sicuramente permeato di quel fascino tipico delle produzioni sud-americane di un certo livello e state certi che una volta finitolo di ascoltare non solo non vi avrà deluso ma vi avrà fatto venire la voglia di ascoltarlo di nuovo per cercare di carpirne i cento segreti. Paolo Formichetti http://www.eventyr-records.it/
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